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Dante in versione contemporanea



Il sommo poeta Dante rivive nei ricordi di tutti noi grazie a numerose opere che hanno cambiato la storia della letteratura. La sua massima espressione letteraria è senza dubbio la Divina Commedia che rappresenta un immaginario viaggio nell’aldilà davvero incredibile. Ma cosa accade quando questa viene trasposta in chiave moderna?

 

Dante come non si era mai visto prima

È cominciata da qualche giorno a Roma una mostra dedicata all’opera magna di Dante, ma reinterpreta da diversi artisti che in occasione del settecentenario dalla scomparsa del sommo poeta, hanno dato la loro visione di inferno, purgatorio e paradiso in modi davvero unici e spettacolari.

L’esposizione è ospitata al palazzo Rhinoceros (progettato per Alda Fendi da Jean Nouvel) in via Cerchi 19, e sarà disponibile fino al 25 luglio prossimo. Si tratta di un ambizioso progetto che mette insieme fotografia e installazioni multimediali, con lo scopo di mostrare la visione del poeta sotto un ottica differente, più contemporanea e suggestiva.

Un connubio perfetto fra arte antica mischiata al modo di esprimersi degli artisti odierni, con citazioni e rimandi alla storia recente e alle problematiche che oggi riguardano tutta l’umanità. I maggiori contributi dati all’esposizione derivano dalla fusione di tre interessanti lavori artistici:

  • il progetto fotografico “EverAfter” di Claudia Rogge;
  • In a private dream” di Raffaele Curi;
  • e l’iniziativa “La parola di Dante fresca di giornata” presentata dall’Accademia della Crusca.

L’evento è stato inaugurato privatamente il 15 aprile scorso, ma è attualmente aperto al pubblico che potrà vivere le tre cantiche dantesche come mai prima d’ora. Chi ha potuto visitare la mostra, la descrive come un’esperienza innovativa, apice di un’espressività complessa che però sa cogliere il punto.

 

Cosa ci si può aspettare di vedere nella mostra

Alcune delle prime opere ad accogliere i visitatori all’ingresso della mostra, saranno le fotografie di grandi dimensioni scattate da Claudia Rogge nel 2011, ispirate proprio alla Divina Commedia. La fotografa ha preso spunto da opere pittoriche antiche, animandole con fotografie di figure affastellate le une sulle altre.

L’incredibile risultato ha richiesto mesi di lavoro, poiché ogni singola figura è stata messa in posa e scattata singolarmente, per poi essere aggiunta in digitale al “quadro” finale. Un lavoro mastodontico che tuttavia riesce ad esprimere chiaramente l’interpretazione dell’artista alle parole di Dante.

Interessante è anche la rappresentazione della selva dei suicidi descritta da Alighieri nel Canto XIII dell’Inferno. Raffaele Curi propone un Dante radioattivo e rock per sensibilizzare sui problemi ambientali. Lo fa mostrando su dei monitor i nomi delle quattro città segnate dalla radioattività: Chernobyl, Hiroshima, Sellafield e Harrisburg, con un sottofondo di musica elettronica e il riecheggiare del monito dantesco “Uomini fummo, e or siam fatti sterpi”.




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