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The Witcher 2 è sulla strada giusta?



Ad un mese dall’uscita di The Witcher 2 su Netflix si può finalmente analizzare con obiettività il contenuto proposto in questa seconda stagione. Non sono infatti mancate, anche in questo caso, le controversie per le scelte di adattamento, ma in linea di massima non si può negare la concreta evoluzione della serie tv sotto ogni aspetto.

 

Evoluzione dei personaggi

Quello che subito salta all’occhio già dalle prime puntate di The Witcher 2 è l’attenzione messa dagli sceneggiatori per sottolineare la crescita dei protagonisti del racconto. L’ottimo Geralt di Henry Cavill è più consapevole dell’importanza del suo rapporto con Ciri, se ne prende cura come un padre severo ma amorevole, pur trovandosi ad essere spesso in contrasto con il temperamento dell’adolescente.

Cirilla ha finalmente avuto il giusto spazio narrativo per il suo personaggio, che a dispetto della prima stagione non è più una principessa in fuga impaurita e spaesata. Ora è determinata a diventare forte per poter difendere sé stessa e coloro che ama, anche se continua ad essere intimorita dalla natura del suo sangue e dai poteri che da esso derivano. Lodevole l’ottima interpretazione di Freya Allan.

Yennefer è forse quella che ha avuto meno spessore in termini evolutivi in questa seconda stagione. La maga ribelle prosciugata del caos che alimentava i suoi poteri, torna ad essere vulnerabile, ricordandosi delle sensazioni e delle paure che provava quando era ancora una guardiana di porci deforme. Tuttavia, è chiaro come questo sia solo un momento di transizione che porterà a sviluppi futuri.

 

The Witcher 2 e le differenze coi libri

Se si prende la trasposizione televisiva come una saga a sé stante, The Witcher 2 è senza ombra di dubbio un ottimo prodotto. Le licenze narrative prese dagli sceneggiatori, tuttavia, hanno fatto storcere un po’ il naso ai fan che si aspettavano un adattamento quantomeno fedele alla trama dei libri.

Tantissimi eventi, morti e azioni sono stati completamente stravolti, omessi o ignorati del tutto. Con addirittura la costruzione di una trama ad hoc e l’aggiunta di concetti che non sono presenti nell’opera originale di Andrzej Sapkowski.

Per certi versi, sembra che Netflix abbia deciso di strizzare maggiormente l’occhio ai fan dei videogiochi, piuttosto che agli appassionati della versione cartacea. Il citazionismo di creature e personaggi apparsi solo nella trasposizione realizzata da CD Project è palpabile, non sgradevole, ma sicuramente difficilmente apprezzabile da tutti.

Concludendo, la seconda stagione di The Witcher è godibile se non si sta troppo a cavillare sulla fedeltà ai libri, da cui comunque tra alcuni avvenimenti importanti. Voi cosa ne pensate? Siete curiosi di vedere la terza stagione e lo spin off già annunciato: Blood Origin?




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