
Il film di animazione in 2D dedicato alla vita travagliata di Charlotte Solomon è stato presentato il mese scorso al Festival del Cinema di Roma. Il lungometraggio ripercorre le vicende che più hanno segnato la breve esistenza dell’artista contemporanea, nelle cui opere sono palpabili le tragedie e le vicissitudini del suo tempo.
Nell’ambiente artistico, la storia di Charlotte Solomon è piuttosto nota. Nasce nel 1917 a Berlino in una famiglia ebrea benestante ma da subito la sua esistenza è segnata dalle tragedie. La madre e la zia, infatti, soffrivano di tendenze suicide che hanno reso l’infanzia della giovane artista non poco complicata.
Nonostante la difficile convivenza, Charlotte riuscì a crescere e ad iscriversi all’Accademia di Belle Arti della capitale tedesca. Fu di fatto l’ultima studentessa ebrea a frequentare un’Università in una Germania ormai governata dalle leggi antisemitiche. Nel 1936, proprio per sfuggire alla pesante aria di razzismo che si respirava per le strade, si trasferisce in Francia dai nonni.
Qui, tuttavia, si trova nuovamente faccia a faccia con lo spettro del suicidio vedendo la nonna riuscire a mettere fine alla propria vita dopo un primo tentativo fallito. Poco dopo le truppe naziste giungono nel piccolo paesino in cui abitava col nonno, imprigionando e deportando entrambi nel campo di internamento di Gurs.
Fortunatamente riesce a tornare a Nizza ed è in questo periodo che la sua vena artistica esplode. Charlotte produce in breve tempo oltre 769 disegni a tempera, svariate annotazioni, diari, componimenti musicali e moltissimo altro. Qui riversa tutti i traumi e le terribili esperienze che ha vissuto nel corso della sua esistenza, raccontando vicende e personaggi attraverso l’arte.
Nel 1943 sposa un rifugiato tedesco, ma viene comunque incarcerata e deportata nel campo di concentramento di Auschwitz in cui perde la vita all’età di 26 anni (alcuni sostengono già appena arrivata).
Fortunatamente, prima che i soldati la prelevassero, riuscì ad affidare le sue memorie artistiche ad un medico amico della famiglia, intitolando la raccolta “Vita? o Teatro?”. Il manoscritto è considerato oggi il primo vero esempio di graphic novel della storia (tutt’ora conservato nel Museo Ebraico di Amsterdam).
Il film diretto da Eric Warin e Tahir Rana si pone l’obiettivo di raccontare l’origine delle opere di Charlotte Solomon, sottolineando come l’arte non sia altro che il riversamento su tela o carta di tutti i sentimenti che compongono un essere umano.
Si tratta di un omaggio non solo ad un’artista sfortunata che nel breve tempo concessole ha saputo rivoluzionare l’arte contemporanea, ma di un tributo al concetto stesso di espressione artistica.