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L’animazione giapponese sta subendo un declino?



Negli ultimi anni l’animazione giapponese ha potuto essere apprezzata da un pubblico immenso, soprattutto grazie alle piattaforme di streaming che ormai propongono intere sezioni dedicate agli anime. Eppure, una delle figure più importanti dell’industria ha asserito che, secondo lui, nel prossimo futuro si assisterà ad un forte declino dei cartoni animati prodotti nel Sol Levante.

 

Le parole pessimistiche di Masao Maruyama

Quando si parla di animazione giapponese, il nome di Masao Maruyama è quasi onnipresente. L’uomo, ormai settantunenne, è niente meno colui che ha fondato lo studio MADHOUSE nel 1972, lo studio MAPPA nel 2011 e nel 2016 lo studio M2. Insomma, non si può certo dire che sia il primo arrivato e, senza dubbio, dall’alto della sua enorme esperienza può dare un giudizio competente.

In una recente intervista ad AFP ha mosso critiche pesanti al suo settore, sottolineando che se le cose continueranno in questa direzione, molto presto il Giappone verrà sorpassato dalle produzioni cinesi. Ecco le parole precise pronunciate dal produttore:

"In Giappone la gente non fa più la gavetta da animatore. La Cina non è ancora al livello del Giappone perché hanno una serie di restrizioni sulla libertà creativa. Se allentassero le maglie, il Giappone verrebbe messo subito in ombra".

Il problema, sempre secondo la sua opinione, sta nel fatto che ormai l’industria nipponica dei cartoni animati preferisce creare prodotti pensati per soddisfare il pubblico limitando le idee creative più coraggiose (che ovviamente comportano più rischi dal punto di vista degli investimenti). Ormai il tipo di narrativa proposto è sempre il medesimo, con personaggi femminili stereotipati per essere il più kawaii possibile.

Bisognerebbe invece impiegare più energie e risorse al fine di dare i mezzi necessari ai giovani autori per esprimere le proprie idee, lasciandoli liberi di dare fondo alla creatività. Serve la voglia di innovare e rinnovare un’industria ormai satura di prodotti tutti simili tra loro e per questo poco ispirati.

Parole dure che, tuttavia, fanno davvero riflettere sullo stato attuale dell’animazione giapponese. Il ristagno delle produzioni e le poche novità, stanno aprendo al strada per la concorrenza incallita di Paesi come Cina e Corea, che già da diversi anni hanno dato vita a serie animate di grande pregio e valore.

Il futuro dell’industria nipponica dei cartoni animati è davvero così a rischio? Questo lo potrà dire solo il tempo, ma intanto Masao Maruyama in un ultima dichiarazione ha asserito di essere un masochista. Non è un caso, infatti, se tutti gli studi da lui fondati cominciano con la lettera M. Gli ricorda che più un progetto sembra ambizioso, impossibile da realizzare e stressante, più lui è spronato a dare il massimo perché abbia successo.




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