Qualche settimana fa è stata rinvenuta una vera e propria tavola calda a Pompei. Il famoso scavo archeologico partenopeo ha regalato agli storici e agli archeologi una nuova “fotografia” di vita quotidiana. Cenere e lava hanno conservato alla perfezione questo antico termopolio, una sorta di fast food moderno, in cui gli avventori si recavano per mangiare, bere e fare conversazione.
Il design del locale è abbastanza semplice ma tuttavia efficace. Al centro della stanza vi è un bancone a forma di ferro di cavallo. Su un lato di esso sono presenti dei fori circolari i quali ospitavano al loro interno dei dolia, cioè anfore contenenti le pietanze. I commensali si sedevano intorno ad esso e mangiavano conversando.
È molto interessante vedere come alcuni dei dipinti riportati sui lati esterni del bancone, riflettano esattamente gli alimenti contenuti all’interno dei dolia, come una sorta di menu. Sono infatti stati rinvenuti resti animali e vegetali che indicano una dieta molto variegata dell’antico popolo di Pompei.
I resti dell’edificio da circa 20 metri quadri, hanno rivelato alcune interessanti abitudini degli abitanti di Pompei. Era già nota l’usanza dei romani di fare il prandium fuori casa, ma ancora non si era certi di quali pasti venissero consumati. La scoperta di questo termopolio ha permesso di avere, almeno in parte, un’idea di cosa venisse servito agli avventori.
Nelle anfore sono stati rinvenuti frammenti ossei di anatre (anche rappresentate sui fianchi del bancone), di pollame (anche il gallo è disegnato magistralmente nelle decorazioni), e resti frammentati di fave (utilizzate per variare il sapore e il colore del vino). Negli altri contenitori sono state trovate testimonianze anche di suini, caprovini e lumache di terra.
Insomma, la scelta per questa tavola calda di Pompei era piuttosto elevata, adatta a soddisfare un’ampia varietà di palati. Considerando che questa tipologia di locali era abbastanza comune in quell’epoca, è possibile presumere che altre strutture offrissero menu differenti, a testimonianza di un commercio ricco e fiorente con province esotiche.
La scoperta di questo termopolio, tuttavia, non è eccitante solo dal punto di vista storico culinario, ma mostra anche uno spezzato di vita comune dell’epoca. È infatti interessante un graffito (inciso sulla cornice di un dipinto su un lato del bancone), che recita “Nicia cineade cacator”, cioè Nicia cacatore invertito! Un insulto ad un uomo di nome Nicia, un modo per deridere un avversario o magari un’invettiva contro un dipendente del locale poco cortese.