Il sumo è considerato a tutti gli effetti lo sport nazionale giapponese per eccellenza, seguito dal baseball. Questa speciale disciplina marziale ha ridici storiche profonde e, come per quasi ogni cosa in Giappone, una profonda filosofia che ne esplica i principi. Un approfondimento sull’argomento è dunque doveroso, no?
Origini e regole basilari di un incontro di sumo
L’origine più probabile del sumo è legata ad un’antica leggenda giapponese che narrava lo scontro tra due divinità. Takemikatsuchi no Kami e Takeminakata no Kami sono i protagonisti del racconto menzionato nel Kojiki, il quale parla di come i due decisero di sfidarsi ad una gara di forza per stabilire chi fosse il migliore. Intorno al VI secolo, durante alcuni importanti rituali shintoisti, tale leggende vaniva resa reale e proposta come intrattenimento gli dei stessi.
Col passare del tempo, tali riti sacri hanno raggiunto l’interesse dapprima della Corte Imperiale, per poi coinvolgere le persone comuni. Questo lento processo si è infine concretizzato nel sumo moderno, che oggi conta migliaia di appassionati in tutto il Sol Levante. Quello che tuttavia affascina davvero è come, anche ai giorni nostri, la correlazione tra sumo e shintoismo sia estremamente forte (tanto che il ring in cui si sfidano i lottatori è considerato un terreno sacro a tutti gli effetti).
I rikishi (nome che identifica i lottatori di sumo) sono inoltre tenuti a seguire un rigido protocollo, sia prima, durante che dopo il match. La struttura di un incontro, infatti, è estremamente complessa e suddivisa in fasi che di seguito verranno descritte brevemente: