
Lo scorso 27 dicembre alcune società di comunicazione hanno reso operative le prime antenne 5G. Gli utenti di tali compagnie possono quindi già godere della nuova connettività a patto di essere nelle zone coperte e di possedere un device che supporti tale tecnologia.
Il 5G è un’evoluzione a 360° delle precedenti modalità di connessione mobile (2G, 3G e 4G LTE). Non si tratta solo di un upgrade in termini di velocità e prestazioni, ma di interi nuovi standard che lavorano in maniera completamente differente, al fine di offrire un servizio migliore.
I vantaggi principali sono rappresentati da una maggiore velocità di risposta (latenza inferiore), una quantità di banda superiore e dalla possibilità di supportare molte più connessioni alla rete in contemporanea (cruciale visto il largo impiego di IoT, device intelligenti e altri strumenti dipendenti da una connessione performante).
Virtualmente il 5G può arrivare a velocità fino a 10 Gbit al secondo, ma in un’ottica più realista è possibile attendersi prestazioni 10 volte superiori all’attuale 4G (se ad esempio la media del 4G è 25 megabit, il 5G arriverà a 250 megabit). I tempi di risposta si abbassano notevolmente e passano dai 50-100 millisecondi del 4G a 1-10 millisecondi delle antenne 5G (caratteristica molto utile ad esempio nel GPS delle autovetture o altri servizi digitali).
Con l’arrivo del 5G nelle principali città d’Italia (attualmente sono coperte solo alcune zone di Milano, Bologna, Roma e Napoli), si sono scatenate anche moltissime polemiche inerenti ai rischi per la salute rappresentati dalle radiazioni emesse dalle antenne.
C’è ancora molta confusione sull’argomento, dettata principalmente dalla mancanza di conoscenze della tecnologia in sé e di come opera. Pur non scendendo nel dettaglio, è comunque possibile specificare che il 5G lavora a frequenze più elevate ma con una potenza molto inferiore rispetto al 4G.
In pratica non ci sono, ad oggi, prove concrete che possano far sospettare una reale pericolosità dell’esposizione a tali radiazioni. Gli esperti assicurano dunque che non c’è nulla da temere, anche perché buona parte delle frequenze su cui lavora il 5G sono già quotidianamente impiegate per altri servizi e conviviamo con esse da diversi anni.
Fare allarmismo è dunque inutile e controproducente, soprattutto verso una tecnologia che permette un notevole risparmio energetico. Nei prossimi mesi le più importanti compagnie telefoniche italiane si adopereranno per ampliare la copertura del segnale e portarla almeno sul 90% del territorio nazionale entro il 2025.